La gravidanza è uno stato dinamico, caratterizzato da adattamenti metabolici necessari sia per garantire un apporto continuo di metaboliti essenziali per il corretto sviluppo del feto, sia per preparare la madre all’allattamento. Una risposta fisiologica conseguente alle modificazioni metaboliche della gestante è rappresentata dall’incremento ponderale. Ce ne parla la nostra Biologa Nutrizionista.
L’aumento di peso auspicabile in gravidanza varia a seconda dell’Indice di Massa Corporea (IMC) pregravidico, valore che si calcola a partire dal peso espresso in kg diviso per la statura espressa in metri ed elevata al quadrato (kg/m2).
Questo indice permette di classificare le condizioni di peso in varie categorie:
- normopeso (18,5-24,9 kg/m2);
- sovrappeso (25,0-29,9 kg/m2);
- obesità (lieve 30<IMC<34,99 kg/m2, moderata 35<IMC<39,99 kg/m2, grave>40 kg/m2);
- sottopeso (lieve 17<IMC<18,49 kg/m2, moderato 16<IMC<16,99 kg/m2, grave<16 kg/m2).
È molto importante tenere conto del peso della donna prima del concepimento, poiché la misurazione dell’IMC nel corso della gravidanza darebbe origine ad un valore ovviamente alterato. A tal proposito, nel 2009 l’Institute of Medicine (IOM) ha elaborato delle raccomandazioni sull’intervallo di aumento di peso per IMC pregravidico entro il quale non sono dimostrati esiti avversi per la gravidanza.
L’incremento ponderale desiderabile è pari a:
- 12,5-18 kg nelle donne sottopeso;
- 11,5-16 kg nelle donne normopeso;
- 7-11,5 kg nelle donne sovrappeso;
- un massimo di 5,9 kg nelle donne obese.
È molto importante cercare di rientrare in questi range, oltre ai quali si può andare incontro a complicanze sia per la donna che per il feto; in particolare, un eccessivo incremento di peso aumenta il rischio di difficoltà nel parto e il ricorso al taglio cesareo. Inoltre, vi è una correlazione positiva tra eccessivo incremento ponderale ed esiti avversi per i neonati (fra cui l’ipoglicemia), peso elevato alla nascita e sovrappeso in età infantile. D’altra parte, donne con un aumento di peso gestazionale insufficiente hanno maggiori probabilità di parto pretermine e di avere bambini con basso peso alla nascita, condizione che generalmente si associa ad una più elevata mortalità fetale e perinatale.
L’incremento ponderale in gravidanza è un fattore di rischio modificabile, in quanto collegato alle abitudini alimentari materne. L’adozione di abitudini alimentari tipiche del regime mediterraneo potrebbe essere una strategia salutare, pratica e sostenibile per il controllo dell’aumento di peso gestazionale, come dimostrato dai dati emersi da un recente studio retrospettivo pubblicato sulla rivista International Journal of Environmental Research and Public Health.
In particolare, il consumo di alimenti tipici della Dieta Mediterranea, quali frutta, verdura, pesce, cereali integrali e grassi buoni (olio d’oliva) durante la gravidanza è stato associato ad un minor incremento ponderale rispetto all’aumento di peso a cui andavano incontro donne che seguivano una dieta tipica Occidentale (che si caratterizza per un elevato contenuto in grassi e zuccheri e un basso contenuto in fibra). Inoltre, l’aderenza al regime mediterraneo si associava ad una migliore qualità nutrizionale della dieta, in termini di adeguati apporti in vitamine (B9, D e E), fibra, calcio e iodio.
Pertanto, è fondamentale consigliare una sana alimentazione sia prima che durante la gravidanza, affinché la donna arrivi allo stato gravidico nella migliore forma metabolica possibile e acquisisca peso rientrando nei range raccomandati.
In particolare, un regime alimentare equilibrato e variato in gravidanza che consenta sia di controllare l’incremento ponderale, sia di soddisfare gli incrementati fabbisogni della gestante, prevede:
- il consumo quotidiano di una fonte adeguata di proteine ad elevato valore biologico (come carni magre, uova, legumi e cereali in associazione) il cui fabbisogno aumenta per sostenere la sintesi proteica a livello dei tessuti materni e la crescita fetale;
- il consumo di almeno 2 porzioni di pesce alla settimana, ricco di omega 3, allo scopo di soddisfare gli incrementati fabbisogni di DHA (acido docosaesaenoico), essenziale per un corretto sviluppo cerebrale e retinico del feto;
- il consumo di 5 porzioni/die di frutta e verdura, fonti preziose di vitamine e minerali;
- il consumo di 2-3 porzioni/die di prodotti caseari, preferibilmente magri, al fine di garantire un adeguato intake di calcio e vitamina D
- l’introduzione di frutta secca (come mandorle, noci) e semi oleosi: sono ricchi di vitamine e di acidi grassi polinsaturi;
- il consumo di alimenti integrali per garantire un adeguato apporto di fibre;
Inoltre, ricordiamo l’acido folico: è l’unico micronutriente verso cui è fortemente raccomandata una integrazione (almeno 400 μg/die possibilmente 4 settimane prima del concepimento e durante le prime 12 settimane di gravidanza) al fine di prevenire difetti del tubo neurale e malformazioni congenite.
Infine, oltre ad una sana alimentazione, anche la pratica di una attività fisica moderata e sicura (come nuoto, cammino, pilates, yoga) contribuisce al controllo dell’incremento ponderale ed è efficace nel prevenire eccessivi aumenti di peso nelle gestanti obese.
Se vuoi conoscere il piano alimentare più adatto a te, contatta la nostra segreteria per fissare un primo incontro con la nostra Biologa Nutrizionista.